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Le origini

Circoli

Sandro Guaschino & Casale Tricolore

Trascrizione dell'intervento di Alberto Costanzo all'assemblea di A.N.

della provincia di Alessandria tenutasi a Casale Monferrato il

18/02/2001.

 

 

 

 

Come ha detto poco fa, Marco Botta mi ha chiesto una relazione sulla parte del documento programmatico dedicata alla sicurezza, all'ordine pubblico, alla giustizia. Ho esaminato con attenzione e con interesse le pagine del documento che parlano di questi temi, però...

Vedi Marco, io in questi ultimi giorni, da quando si è saputo della conferenza programmatica di Napoli e di quest'assemblea, ho parlato con molti nostri iscritti e simpatizzanti che ora sono presenti in sala, e ho capito che la gente non si sta chiedendo che cosa esattamente dice o non dice il documento programmatico, ma sì, certo, c'è interesse anche su quello, senz'altro, ma altre sono le risposte che i nostri iscritti si aspettano, e che non sono più rinviabili, che non sono più eludibili.

Quando io dicevo che sarei intervenuto in questa assemblea, i nostri iscritti non mi hanno chiesto che cosa dice il documento programmatico. Nemmeno uno me l'ha chiesto! Sai cosa mi hanno chiesto? Mi hanno chiesto: ma noi chi siamo? Dove stiamo andando? Dove sta andando questo partito? E nella pagine del documento programmatico, ed oggi, nelle parole di chi è intervenuto prima di me, io non ho trovato la risposta a queste domande.

E allora, non me ne vorrete se il mio intervento sarà piuttosto anomalo, ma questi sono i temi che, prima di parlare del documento programmatico, io vorrei provare ad affrontare insieme a voi.

E allora partiamo dalla domanda più semplice: chi siamo! E beh, è facile: siamo la destra.

Oggi va di moda dire che la distinzione tra destra e sinistra non ha più senso, non è più attuale, ma questa è davvero una colossale frottola che purtroppo viene accreditata anche nel nostro ambiente! La verità è che tra i riferimenti culturali della destra e quelli della sinistra c'è un abisso, altro che nessuna differenza!

Siamo dunque la destra, ma quale destra? E sì, perchè Prezzolini l'ha spiegato bene: esiste una sinistra, ma… quante destre!

Anche la destra economica della grande finanza e dei banchieri di Wall Street è una destra, ma sicuramente non è la nostra. Ed è destra anche quella dell'imperalismo nord-americano, quell'imperialismo che, così come mezzo secolo fa ha sganciato due inutili e criminali bombe atomiche sul Giappone, allo stesso modo oggi sgancia bombe altrettanto inutili e criminali sull'Irak o sull'Europa stessa, magari con il consenso degli europei! Anche questa è destra, ma di certo non è la nostra, così come non è la nostra quell'altra destra, sorella di quella americana, che spara per strada ai bambini palestinesi.

E di certo non è nostra nemmeno la destra liberale. Il liberalismo, questa terribile ideologia, l'unica che non ha mai accettato di confrontarsi con la sua storia: tutti l'hanno fatto, anche i comunisti, i liberalisti no, loro non accettano di mettersi in discussione! E' l'ideologia che oggi supporta la globalizzazione, il mondialismo, l'omologazione di tutte le etnie, l'annientamento delle differenze culturali, che determina lo sradicamento sociale, culturale, esistenziale di intere regioni del pianeta... McDonald's e Coca-Cola... E' l'ideologia che rende l'uomo strumento della tecnologia, mentre per noi la macchina è al servizio dell'uomo, e non viceversa! No, non aderiremo mai al dogmatismo del pensiero unico liberale, peraltro oggi tanto caro alla sinistra!

E, diciamocelo una volta per tutte, la nostra non è nemmeno la destra di Haider, il quale non è un uomo di destra, è un populista che sfrutta le paure delle classi sociali meno protette, è un liberale che nel suo studio tiene la bandiera degli Stati Uniti accanto a quella austriaca.

E allora qual è la nostra destra? Ma è, ovviamente, la destra della tradizione popolare europea, della tradizione cattolica e romana, è la destra che da sempre ha conosciuto i sacri principi (sacri perchè fondamentali e fondanti) della democrazia (quella vera, non quella mistificata del consenso pilotato), della tolleranza, del rispetto per le differenze e per le autonomie, del primato della legge, ma anche della dignità dell'uomo, della fedeltà all'idea di nazione, dell'onore e del dovere, dell'ordine naturale e della gerarchia. E' la destra che sa molto bene che le esigenze collettive non sono solo la somma di tanti piccoli egoismi. E' la destra che si è fatta custode del ricordo preziosissimo dell'ultimo grande romanticismo collettivo della nostra storia patria, mi riferisco ovviamente alla Repubblica Sociale.

E' la destra che ha elaborato (o ha ereditato dal passato, perchè noi un patrimonio ideale da ereditare e da trasmettere ai nostri figli ce l'abbiamo, gli altri forse no, ma noi si), che ha elaborato o ereditato, dicevo, le più moderne idee politiche dell'ultimo secolo: dal modello partecipativo fino all'ecologia; dalla funzione sociale della proprietà fino al contemperamento dei bisogni dell'individuo con quelli della collettività.

Ed è questa destra - la nostra destra - che, traendole dai suoi insegnamenti di sempre, possiede anche le soluzioni per le sfide di oggi e di domani, un domani che getta nel panico le altre ideologie e che invece noi sappiamo affrontare, alle cui sfide sappiamo quali risposte dare: noi sappiamo che la soluzione dei problemi ambientali ed economici non si trova nella ricerca esasperata dell'abbondanza materiale; sappiamo che il compito della scuola è quello di preparare i cittadini alla cultura a cui appartengono; sappiamo che la cultura è più importante del mercato; sappiamo distinguere i valori dalle utilità.

Ma allora, se questa è la nostra destra, se questa è la nostra ideologia, se queste sono le nostre scelte ideali, se questi sono i legami che vincolano il nostro passato al nostro futuro, dobbiamo ora porci le altre due domande: dove stiamo andando noi e dove sta andando il nostro partito.

Perchè, se noi siamo ciò che ho appena detto - e noi lo siamo -, il nostro compito dovrebbe sicuramente essere quello di mettere in atto un'azione di resistenza contro il conformismo del materialismo, del consumismo, dell'individualismo, dell'egualitarismo, dell'utilitarismo, della mercificazione di tutto e tutti, per recuperare e riproporre alle nuove generazioni quei valori di cui oggi nessun'altra ideologia sa farsi portatrice, perchè sono i nostri valori!

Solo noi possiamo essere credibili quando denunciamo che il modello unico americano sta spegnendo le anime dei popoli!

E allora, arriviamo al dunnque: l'azione politica dettata in questi ultimi tempi al partito dalla presidenza nazionale persegue questi fini, e quindi è coerente con lo spirito di questo partito?

La risposta è molto demoralizzante ed è: no. No perchè si è voluta intepretare la partecipazione alla coalizione (coalizione che, sia chiaro, nessuno di sogna di mettere in discussione) come una rinuncia alle nostre specificità culturali ed ideologiche, si è deciso di annaquare i nostri connotati, si è cercata l'immagine apolitica, aideologica, sono parole di Fini: il partito senza ideologia. E si è spinta questa deideologizzazione fino ad auspicare, a caldeggiare l'ingresso nella coalizione di forze politiche che, anche a prescindere dalle loro notorie attitudini delinquenziali, rappresentano comunque quanto meno la negazione di tutti i valori in cui noi crediamo.

Qualcuno potrà obiettare: ma, il sistema bipolare, il sistema maggioritario... Ma quale sistema bipolare? Ma (a parte il ribrezzo che dovrebbe suscitare in tutti noi questa anglicizzazione della politica, questa mitizzazione dell'Eden bipolare anglosassone), a parte questo, ma chi l'ha detto che partecipare ad una coalizione significa perdere la propria identità, significa andare a rimorchio degli altri? Ma chi l'ha detto che il singolo soggetto politico che partecipa alla coalizione non può essere fortemente connotato e politicamente ben riconoscibile?

In realtà, il sospetto è un altro, è che, nel momento in cui sono stati scorti insperati approdi governativi, sia a livello centrale che locale, ecco, in quel momento i dirigenti del partito si siano preoccupati soprattutto di essere buoni imprenditori di se stessi, piuttosto che del partito e dell'idea che dovrebbe muoverlo.

E così, per una tragica ironia della sorte, la nostra idea viene tradita proprio nel momento in cui potrebbe proprorsi in modo vincente agli elettori.

E non solo, perché a questo tradimento si accompagna l'annientamento del dibattito interno. Sul partito cala questa coltre spessa, polverosa, del pensiero unico fisichelliano, non si discute più, come giustamente dice Alemanno non ci sono più occasioni congressuali di confronto, non si vota più, non si vota mai, si fanno le conferenze programmatiche, belle passerelle per tanti cloni che vanno sul palco uno dopo l'altro e dicono tutti la stessa cosa.

E adesso? E adesso che abbiamo fatto questa analisi, quali conclusioni trarne? Come possiamo noi incidere su questa situazione?

Come iscritti al partito, come italiani, come europei abbiamo dei precisi doveri. Non possiamo continuare a subire gli eventi per un malinteso senso di disciplina. E non possiamo nemmeno partecipare passivamente a quest'assemblea senza gridare il nostro dissenso.

Ed allora, affinchè il partito possa capire che non siamo ancora, e non saremo mai, narcotizzati come qualcuno vorrebbe, comunico in questo momento che io ed alcuni altri iscritti abbiamo deciso esattamente ieri sera di riprenderci la nostra libertà di azione politica e di fondare oggi un nuovo circolo, al'interno del quale queste problematiche possano essere affronate senza condizionamenti e senza paure, e fin d'ora comunico che questo nuovo circolo prenderà la denominazione "Sandro Guaschino e Armando Carbonero". Invito quindi tutti coloro che sono interessati a partecipare alla nostra iniziativa a lasciare la sala e trasferirsi seduta stante presso la sede di Via Rivetta dove verranno raccolte le iscrizioni e potrà proseguire la nostra chiacchierata.

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