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Art. 18/11/2011

Circoli

Sandro Guaschino & Casale Tricolore

La vicenda delle contestazioni per l’intitolazione dei giardini al Generale Cavallero si presta bene per alcune riflessioni sul “metodo” e sullo “stile” adottati dal centrosinistra casalese, e dai movimenti che lo fiancheggiano, in questa prima fase di campagna elettorale per le prossime amministrative.

E’ infatti noto che anche nella comunicazione politica, non diversamente da quella commerciale, la forma è quasi più importante del contenuto, e quindi ogni gruppo deve scegliere l’immagine con cui vuole presentarsi agli elettori: immagine conciliante e rassicurante rivolta ai ceti moderati, oppure aggressiva e celodurista per captare la protesta, oppure ancora “intellettualistica” lusingando le classi che si considerano colte, ecc.

Nelle nostra città, il centrosinistra – ora sconfitto e minoritario in Comune – abbandona il copione “da sagrestia” che lo caratterizzava quand’era vincente ed adotta la tecnica della ricerca dello scontro sempre e comunque, della guerra totale, dell’intransigenza a prescindere. Vale tutto: una locandina che pubblicizza uno spettacolo, l’intitolazione dei giardinetti pubblici, tutto è terreno di battaglia. L’opinione pubblica va mobilitata (facebook, assemblee...) per ogni nonnulla. L’elettore non deve più ricevere l’impressione di un centrosinistra che media, bensì di una oliatissima macchina da guerra che combatte a oltranza. Da una parte loro, i “duri e puri”, dall’altra il nemico del popolo da sconfiggere: la maggioranza consiliare.

Viene rispolverato il linguaggio sessantottino: le parole “fascista” e “antifascista” infilate in ogni frase, il mito della “Resistenza”, ecc. Anche le tecniche argomentative ritornano dal passato: così ad es. lo strumentale utilizzo politico della storia. Il nostro riferimento è, ovviamente, all’episodio, che si vorrebbe recentemente scoperto, degli Etiopi uccisi “in una grotta” e delle relative responsabilità del Generale Cavallero: si tratta della battaglia di Zuria Muhi, ben nota e niente affatto scoperta adesso, su cui poco c’è da aggiungere ma che ora, 70 anni dopo, diventa uno strumento di propaganda elettorale! Strumento - per inciso - adoperato in maniera ben parziale, poiché l'obiettività avrebbe almeno imposto di ricordare che è la stessa storiografia britannica a riconoscere che gli italiani usarono i gas quando gli abissini violarono le convenzioni internazionali torturando ed evirando i prigionieri, impiegando le pallottole dum-dum ed abusando del simbolo della Croce Rossa. 

Il futuro ci dirà se questo “nuovo corso” del centrosinistra pagherà o non pagherà. Un fatto è certo: sinceramente speravamo che - quanto meno dopo i libri di Pansa - questo modo di fare politica, che lacera la società e crea discordia, fosse tramontato da un pezzo. 

 

F. C.

P. C.

A. C.

CASALE TRICOLORE

 

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