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Art. 02/08/2013

Circoli

Sandro Guaschino & Casale Tricolore

Con tre lettere-articoli (pubblicate sui numeri del 9, del 19 e del 26 luglio), il nostro Bisettimanale ha avuto il merito di richiamare all'attenzione su un "piccolo" problema, di "gradissimo" valore simbolico: lo stato di degrado di molte bandiere esposte all'esterno degli uffici pubblici.

L'ultimo dei tre interventi, a firma di Flavio D'Andria (che, ricordiamolo, è Capo di Gabinetto del Sindaco nonché responsabile del Cerimoniale) affronta - con toni inspiegabilmente polemici nei miei confronti - un aspetto a cui io, sul numero del 19 luglio, avevo accennato brevemente, e cioè il mistero della sistematica esposizione, accanto al Tricolore, di una onnipresente bandiera che… bandiera non è, e cioè il drappo azzurro con le 12 stelline che tutti colleghiamo all'EU perché fu la bandiera di tale organizzazione (ereditata dalla CE ed oggetto di leggi nazionali italiane negli anni 1998-2000) fino al Trattato di Lisbona, il quale poi cancellò tutti i simboli dell'Unione tra cui anche la bandiera.

Flavio D'Andria sostiene la bizzarra tesi secondo cui il drappo azzurro con le 12 stelline sarebbe tuttora la bandiera dell'UE perché il Trattato di Lisbona non contiene l'espressa soppressione della bandiera e perché 16 Stati membri, dopo la firma del Trattato, adottarono una dichiarazione che ravvisava nella bandiera europea il simbolo della comune appartenenza all'UE.  

Potrei citare gli autori che, sia a livello scientifico che a livello divulgativo, affermano l'esatto opposto e spiegano che quella bandiera viene usata "di fatto" senza fondamento giuridico, ma credo che D'Andria mi accuserebbe di andare a cercare tra la pubblicistica euro-scettica…  Per evitare questa replica mi limiterò a citare - se gli basta - la Farnesina, il cui sito internet (www.esteri.it) contiene una pagina dedicata all'UE su cui si legge: "Il trattato di Lisbona rinuncia invece ad una serie di aspetti “simbolici” del Trattato costituzionale, quali l’individuazione ufficiale di un inno, di una bandiera e di un motto comuni…" e prosegue spiegando che l'utilizzo di tali simboli continua solo perché si tratta di un uso ormai radicato!

E la dichiarazione di 16 Stati membri che, dopo la firma del Trattato, affermarono di ravvisare nella bandiera europea il simbolo della comune appartenenza all'UE? Quella è una dichiarazione di intenti di Stati consapevoli dell'inesistenza di una bandiera (ed infatti, perché mai sottoscrivere quella dichiarazione se una bandiera fosse esistita??), non è una norma che la crea. Certo, una dichiarazione di intenti può diventare una norma, ma questo non è accaduto perché - con buona pace di D'Andria - l'Unione, in questa fase della sua storia non vuole dotarsi di simboli analoghi a quelli di uno Stato.

Concludo con una domanda provocata da questa piccola polemica: perché questa preoccupazione, ancora oggi nel 2013, di volersi mostrare sempre euro-entusiasti? perché questa corsa a dire "io sono più europeista di te"? Si tranquillizzi il Sig. D'Andria, sicuramente le due bandiere, quella vera e quella inventata, continueranno a sventolare l'una accanto all'altra. Ma, se vogliamo parlare di dignità dell'una e dell'altra, per favore ricordiamo che migliaia di giovani sono morti gridando "Viva l'Italia", mentre mai nessuno morirà gridando "Viva l'unione europea" o "Viva il libero mercato".

 

A. C.

 

CASALE TRICOLORE

 

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